2025-03-14T12:11:46
Tumore del Colon-Retto: incidenza, prevenzione e trattamenti
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Il tumore del colon-retto è una delle neoplasie più diffuse a livello mondiale, con un impatto significativo sulla salute pubblica e sulla spesa sanitaria, soprattutto negli stadi avanzati di malattia. Gli ultimi dati disponibili, relativamente alle neoplasie del colon-retto, confermano l’alta incidenza e l’alta mortalità di questo tumore. Si stima (AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica) che nel 2024 le nuove diagnosi siano state circa 48.706 (uomini = 27.473; donne = 21.233) e che, nell’ultimo rilevamento del 2022, i decessi siano stati 24.200 (uomini = 13.000; donne = 11.200).

I tumori del colon-retto rappresentano la seconda causa di morte per tumore, dopo quelli del polmone per gli uomini e quelli della mammella per le donne. Nel Lazio si stimano circa 6100 nuovi casi diagnosticati ogni anno e 1900 decessi per tale patologia. Oggi disponiamo di molti strumenti terapeutici, chirurgici, medici e radioterapici, per trattare questo tumore, ma le possibilità di guarigione dipendono soprattutto dalla precocità della diagnosi.

 

Fattori di rischio e prevenzione

Oltre agli stili di vita (dieta, attività fisica, fumo, alcool, etc.) che conosciamo come fattori di rischio per tutte le patologie oncologiche, cardiovascolari e dismetaboliche e ad alcune patologie specifiche (colite ulcerosa e morbo di Crohn) o la familiarità e la predisposizione genetica, un fattore di rischio comune a tutta la popolazione, sia maschile che femminile è l’età. A 50 anni l’incidenza di questo tumore inizia ad aumentare.

 Il tumore del colon-retto è in genere preceduto da una lesione benigna, il polipo o adenoma, che impiega anche 10 anni per degenerare in un tumore maligno. Tutte queste caratteristiche – l’alta incidenza, l’importante mortalità, la lenta evoluzione della neoplasia benigna nella forma maligna, la conoscenza dei fattori di rischio – rendono possibili interventi di prevenzione per identificare le lesioni negli stadi più precoci, in soggetti asintomatici, ma a rischio. 

La colonscopia è l’esame diagnostico per i tumori del colon-retto. Escludendo, quindi, i soggetti con sintomi sospetti, che devono eseguire direttamente una indagine diagnostica (la colonscopia), nella popolazione generale, a partire dai 50 anni di età, si esegue un test di selezione degli individui da sottoporre alla colonscopia.

Questo test è la ricerca del sangue occulto fecale, una ricerca cioè di eventuali piccole tracce di sangue nelle feci, da eseguire ogni 2 anni. La positività di questo test non è diagnostica di nessuna patologia, ma giustifica l’esecuzione successiva dell’esame diagnostico, appunto la colonscopia.

 

 

Tumore del Colon-Retto: incidenza, prevenzione e trattamenti

 

 

Nei rari casi di impossibilità di esecuzione di una colonscopia completa si ricorre in alternativa ad una colonscopia virtuale, un esame radiologico che permette nel corso di una TAC una visualizzazione dell’intero colon. Quest’esame tuttavia non è una alternativa alla colonscopia così detta ottica. Per la prevenzione del cancro del colon-retto in Italia sono attivi ed efficaci i programmi di screening che sono gestiti dalle ASL e prevedono l’invito ai cittadini che abbiano computo 50 anni ad eseguire il test del sangue occulto.

Oggi a Roma questo test può essere ritirato anche presso farmacie convenzionate. In caso di positività il soggetto viene indirizzato presso centri dove eseguire la colonscopia. Tutto questo percorso è gratuito. La colonscopia eseguita sui soggetti positivi al sangue occulto rileva un 15 % circa di neoplasie benigne rilevanti (polipi o “adenomi avanzati”) e un 3 % di tumori maligni, in genere in fase tanto precoce da garantire la guarigione dopo il solo intervento chirurgico, senza necessità di una chemioterapia.

La ricerca attiva del tumore con questi programmi di prevenzione comporta una maggiore identificazione di casi (quindi aumenta l’incidenza) e un maggior numero di casi in uno stadio precoce e quindi curabile (quindi si riduce la mortalità).

 

 

Trattamenti disponibili

Infatti, il trattamento del tumore del colon-retto dipende dallo stadio della malattia al momento della diagnosi. Le opzioni terapeutiche includono chirurgia, chemioterapia, radioterapia, le terapie mirate e l’endoscopia per le neoplasie ancora benigne o con iniziale degenerazione maligna.

La chirurgia rappresenta il trattamento principale. L’intervento chirurgico mira alla rimozione della parte del colon o del retto interessata dal tumore, con la possibilità di preservare la funzione intestinale. Le tecniche chirurgiche minimamente invasive, come la laparoscopia, hanno ridotto il rischio di complicanze e migliorato il recupero post-operatorio.

La chemioterapia è utilizzata nelle fasi avanzate della malattia o come trattamento post-chirurgico, per ridurre il rischio di recidive.

La radioterapia è impiegata soprattutto nei tumori del retto per ridurre la massa tumorale prima dell’intervento chirurgico. Questa strategia preoperatoria ha dimostrato di migliorare la possibilità di resezione completa del tumore e di ridurre il rischio di recidiva locale.

 

 

Tumore del Colon-Retto: incidenza, prevenzione e trattamenti

 

 

Terapie mirate e immunoterapia: negli ultimi anni, le terapie a bersaglio molecolare hanno migliorato le prospettive di sopravvivenza per i pazienti con forme avanzate della malattia; mentre l’immunoterapia, basata sull’utilizzo di farmaci che stimolano il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali, è in fase di studio con risultati promettenti per alcuni tipi di tumore.

L’endoscopia, infine, ha un suo spazio terapeutico poiché nei programmi di screening è frequente l’identificazione di stadi di tumore maligno tanto precoce e superficiale da rendere sufficiente la semplice asportazione endoscopica. Il 15 % circa dei casi di carcinomi molto precoci (i così detti PT1) rilevati in corso di screening vengono curati con la semplice asportazione endoscopica (dati dell’ONS, Osservatorio Nazionale Screening).

 

Prospettive future e ricerca

Negli ultimi anni, la ricerca sul tumore del colon-retto ha compiuto progressi significativi. L’introduzione della medicina personalizzata consente di adattare le terapie in base alle caratteristiche genetiche del tumore, migliorando l’efficacia dei trattamenti. Inoltre, nuove tecnologie diagnostiche, come il test del DNA fecale e le biopsie liquide, stanno aprendo la strada a metodi meno invasivi per l’individuazione precoce della malattia.

L’innovazione terapeutica e l’adesione ai programmi di screening hanno contribuito a un miglioramento significativo della prognosi per i pazienti affetti da tumore del colon-retto. L’informazione e la prevenzione restano strumenti essenziali per ridurre l’incidenza e la mortalità legate a questa patologia.

 

Prevenzione e trattamento del cancro del colon-retto all’IDI

L’IDI-IRCCS oggi è in grado di offrire i percorsi diagnostici e terapeutici necessari per la gestione del tumore del colon-retto, dalla prevenzione alla cura, essendo dotato di un nuovo servizio di endoscopia digestiva per l’esecuzione delle colonscopie, di una radiologia in grado di eseguire, in caso di insuccesso della colonscopia endoscopica, una colonscopia virtuale – evitando così al paziente di dover ripetere la preparazione – di una chirurgia e di una oncologia per una gestione terapeutica aderente alle migliori pratiche cliniche e di un supporto psicologico al paziente oncologico. 

2025-03-11T15:40:44
Nuovi Corsi ECM presso l’IDI: formazione continua per i professionisti della salute
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L’Istituto Dermopatico dell’Immacolata IDI-IRCCS è riconosciuto come un centro di eccellenza nella ricerca e nella cura delle malattie dermatologiche e non solo. Con una lunga tradizione di innovazione e qualità, l’IDI-IRCCS, in veste anche di Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico, si dedica a fornire ai professionisti della salute le competenze necessarie per affrontare le sfide del settore medico in continua evoluzione.

L’Educazione Continua in Medicina (ECM) rappresenta un pilastro fondamentale per garantire che i professionisti sanitari rimangano aggiornati sulle ultime scoperte scientifiche, tecnologie avanzate e metodologie innovative.

Questo aggiornamento costante è cruciale non solo per rispondere efficacemente ai bisogni dei pazienti, ma anche per soddisfare le esigenze del Servizio Sanitario Nazionale e promuovere lo sviluppo professionale individuale. Attraverso i corsi ECM, i professionisti possono offrire un’assistenza sanitaria di alta qualità, basata sulle evidenze più recenti e sulle migliori pratiche disponibili.

 

Programma dei corsi:

  1. 26 marzo 2025: Linfomi Cutanei
    La Rete Ematologia del Lazio per i Linfomi (ReLLi) è un gruppo spontaneo monotematico e multidisciplinare, costituito nel 2012, che include rappresentanti di tutti i 13 centri della regione. Negli ultimi 10 anni, le conoscenze sui linfomi di Hodgkin e non Hodgkin hanno avuto uno sviluppo enorme, con la disponibilità di nuovi farmaci rivoluzionari e terapie cellulari come le CAR-T. Gli obiettivi della ReLLi includono lo scambio di esperienze, la formazione continua, la promozione della ricerca clinica, la standardizzazione delle metodiche diagnostiche e la raccolta di dati clinici e terapeutici. Il gruppo ReLLi, istituito nel marzo 2014, si riunisce periodicamente per confrontare esperienze cliniche, condividere aggiornamenti e integrare la multidisciplinarietà.
    Il corso sarà un’opportunità per i partecipanti di aggiornarsi sulle ultime novità in tema di linfomi cutanei, con particolare attenzione alla diagnostica istopatologica, agli algoritmi terapeutici e alla condivisione di esperienze cliniche sui nuovi farmaci.
    Per ulteriori informazioni e iscrizioni: programma completo.
  2. 15-16 maggio 2025: Senologia Clinica e Diagnostica
    Il corso di senologia clinica e diagnostica è un’opportunità unica per i laureati in Medicina e Chirurgia di tutte le specializzazioni di approfondire le loro conoscenze sulla diagnosi e il trattamento del carcinoma della mammella. La senologia clinica si occupa della prevenzione, diagnosi e cura delle patologie mammarie, con un focus particolare sul carcinoma mammario, che è il tumore più comune tra le donne. La diagnosi precoce è cruciale per migliorare le possibilità di cura e sopravvivenza, e il corso coprirà tutte le fasi dalla diagnosi al trattamento, inclusi gli esami fondamentali come la mammografia e l’ecografia mammaria. Questi test, eseguiti insieme, garantiscono una maggiore accuratezza diagnostica, permettendo di identificare tempestivamente eventuali lesioni. Il corso offrirà anche una panoramica sulle tecniche diagnostiche avanzate, come la tomosintesi, che permette di vedere anche le lesioni più piccole nelle donne con una struttura ghiandolare particolarmente densa. Inoltre, verranno trattati i percorsi interdisciplinari di presa in carico, che sono essenziali per una gestione integrata e personalizzata del paziente.
    Per ulteriori informazioni e iscrizioni: programma completo.
2025-03-08T11:14:13
Varicocele: cause, sintomi e trattamenti per la prevenzione dell’infertilità maschile
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Il varicocele è una delle condizioni più comuni che colpiscono l’apparato riproduttivo maschile. Si tratta di una dilatazione anomala delle vene intorno al testicolo, note come “plesso pampiniforme”. Nei casi più gravi, questa dilatazione può causare un ristagno di sangue nello scroto. Questo ristagno aumenta la temperatura dello scroto e, insieme ad altri fattori come il ristagno di tossine e lo stress ossidativo, può danneggiare il testicolo e portare all’infertilità maschile.

 

Cos’è il Varicocele e come riconoscerlo

La causa del varicocele non è nota: una congenita lassità della parete nervosa o sollecitazioni fisiche che determinano un aumento della pressione endoaddominale, sono considerati possibili fattori causali. Per ragioni anatomiche, la sede più frequente di varicocele è nella porzione sinistra dello scroto; nella stragrande maggioranza dei casi è asintomatico, benché possa determinare senso di peso scrotale o franco dolore nelle fasi più avanzate; all’autopalpazione testicolare può essere avvertito come un “sacco di vermi” in sede superiore e posteriore del testicolo sinistro. Può colpire tutte le età ed importante riconoscerlo, monitorarlo e – quando indicato – trattarlo chirurgicamente.

 

 

Diagnosi e trattamento del varicocele

La diagnosi di varicocele è clinica. Un attento esame andrologico può individuarne la presenza e stimarne la gravità. La visita andrologica include anche l’ecocolordoppler scrotale, un esame non invasivo che utilizza ultrasuoni per rilevare la dilatazione delle vene scrotali e la presenza/gravità del reflusso di sangue, oltre a valutare il volume e l’integrità dei testicoli e delle strutture accessorie.

Una volta individuato il varicocele e stabilito il suo grado ecografico, l’andrologo può richiedere ulteriori esami ematochimici e ormonali, oltre a uno spermiogramma standard, per decidere se è necessario procedere all’asportazione o correzione del varicocele.

Criteri come l’età, la presenza o meno di sintomi, segni di compromissione della funzione testicolare o differenze significative nella volumetria dei due testicoli, oltre alla presenza di sintomi (dolore o senso di pesantezza scrotale), sono tutti fattori che l’andrologo considera per valutare il percorso terapeutico.

 

All’IDI IRCCS è presente un team multidisciplinare dedicato alla diagnosi e al trattamento del varicocele (andrologia, radiologia, chirurgia vascolare, medicina di laboratorio). Il primo accesso prevede una visita andrologica, seguita, se necessario, da un esame ecocolordoppler scrotale per conferma.

All’IDI IRCCS è possibile valutare le complicanze del varicocele attraverso diagnostica di laboratorio di ultima generazione (spermiogramma standard computerizzato ed esame colturale del liquido seminale con metodiche di biologia molecolare).

Il trattamento del varicocele è di tipo endovascolare e prende il nome di scleroembolizzazione. Questo intervento, eseguito senza anestesia generale, prevede una rapida degenza e recupero. La scleroembolizzazione ha una duplice finalità: consente di eseguire una dettagliata flebografia delle vene scrotali per mappare adeguatamente entità e sede del problema e successivamente chiudere selettivamente le vene dilatate, valutando la buona tenuta delle stesse al termine della procedura. È ormai considerata la tecnica di prima scelta per la sua relativa semplicità, l’impatto clinico, i rapidi tempi di recupero e i ridotti effetti collaterali.

2025-03-07T12:49:47
Bambino Gesù e IDI: 8 marzo focus scientifico su malattie rare e dermatologia
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Domani sabato 8 marzo Convegno Scientifico patrocinato e organizzato dai due prestigiosi IRCCS romani sul tema delle malattie rare. Nuovi traguardi della ricerca e coinvolgimento attivo delle Associazioni dei Pazienti

Sono classificate rare le malattie che colpiscono 5 persone su 10.000 abitanti. Le malattie sono oltre 8.000 e quelle dermatologiche circa 3.000. 

Fra queste ultime ricordiamo le ittiosi, le epidermolisi bollose ereditarie, la neurofibromatosi, le Malattie autoimmuni, Bollose (pemfigo e pemfigoidi), e del connettivo (LES, sclerodermia, dermatomiosite), alcune reazioni gravi da farmaco (s. di Lyell, DRESS, AGEP) e le Malattie autoinfiammatorie. 

 

L’Istituto Dermopatico dell’Immacolata e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono impegnati da anni nella gestione di pazienti affetti da malattie rare e anche nell’ambito della ricerca. Infatti, il Convegno scientifico “Malattie Rare e dermatologia” organizzato in occasione della Giornata Mondiale dedicata alle Malattie Rare, sarà un momento di verifica dello stato della ricerca in materia e di aggiornamento su nuove terapie.

 

“Le malattie rare dermatologiche rappresentano una sfida complessa, ma anche una priorità sempre più riconosciuta sia in Italia che in Europa. Negli ultimi anni, molte strutture ospedaliere e universitarie hanno attivato ambulatori dedicati, e le Società Scientifiche hanno istituito gruppi specifici per affrontarle al meglio. Inoltre, con la rete ERN-Skin (European Reference Network-Skin), le malattie rare della pelle trovano un coordinamento a livello europeo per migliorare diagnosi, trattamento e ricerca – spiega la dottoressa May El Hachem responsabile dell’unità operativa complessa di Dermatologia del Bambino Gesù e membro del team coordinatore di ERN-Skin – Crediamo fortemente che l’unione delle competenze e delle risorse sia fondamentale per offrire un’assistenza sempre più efficace ai pazienti. L’obiettivo dell’incontro è diffondere e implementare le conoscenze su queste patologie complesse, oltre a dare spazio alla voce dei pazienti e delle associazioni, così da comprendere meglio i loro bisogni e migliorare i percorsi di cura”.

 

“Il programma del Convegno prevede – ricorda il Dott Biagio DidonaResponsabile Malattie Rare IDI IRCCSla partecipazione di vari esperti di malattie rare dermatologiche e di esponenti delle Associazioni, nonché la presenza di alcune persone affette da malattie rare dermatologiche, che presenteranno in occasione dell’incontro la loro esperienza personale”.

 

“Il connubio – continua Didona – tra Istituzioni, medici, ricercatori associazioni e pazienti rappresenta una task force che deve esistere e deve promuovere iniziative per rilevare e risolvere le criticità ancora in atto nell’affrontare adeguatamente i bisogni dei pazienti. È fondamentale avere un colloquio costante, oserei dire quotidiano, con le Associazioni che li rappresentano anche per sensibilizzare sempre di più l’opinione pubblica verso queste problematiche“.

 

“L’approfondimento delle conoscenze, l’aggiornamento continuo nell’ambito di queste patologie, lo sviluppo di gruppi multidisciplinari dedicati e l’attenzione ai pazienti e alle famiglie sono stati da sempre l’obiettivo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – aggiunge la dott.ssa El Hachem – e non a caso è attualmente membro di 20 ERN su 24 totali. Nello specifico l’UOC di dermatologia è membro di due network”.

Lo studio e la cura dei pazienti affetti da malattie rare sono da sempre una priorità dell’Istituto ospedaliero romano, che “dal 2017, ricorda la Dott.ssa Anna Rita Panebianco, Direttore Sanitario IDI IRCCS – fa parte della rete ERN-Skin, una rete che va oltre il nostro Paese e che coinvolge ben 56 Istituzioni sanitarie europee, ospedali e policlinici universitari, specializzate in malattie rare”.

2025-03-04T16:04:15
IDI al fianco delle Misericordie d’Italia nel loro Giubileo
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L’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI-IRCCS) e la Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia annunciano la loro collaborazione in occasione delle giornate del Giubileo del Volontariato. Sabato 8 marzo 2025, presso Piazza San Salvatore in Lauro a Roma, l’IDI-IRCCS affiancherà le Misericordie d’Italia in un’iniziativa interamente dedicata alla prevenzione sanitaria.

Durante l’evento, saranno garantite visite dermatologiche gratuite con dermatoscopia, un esame diagnostico non invasivo che consente di analizzare in modo approfondito le lesioni cutanee e di individuare precocemente eventuali patologie dermatologiche, tra cui il melanoma e altre forme di tumori cutanei.
Questo servizio sarà erogato da medici dermatologi dell’IDI, con l’obiettivo di fornire uno strumento di prevenzione efficace, in particolare per le persone in situazione di marginalità sociale, per le quali l’accesso alle cure specialistiche può risultare difficoltoso.

L’evento si svolgerà dalle ore 11:00 alle ore 18:00 e sarà aperto a tutti coloro che desiderano sottoporsi a una visita specialistica o ricevere informazioni sulle patologie della pelle e sulla loro prevenzione. Non è richiesta prenotazione e il servizio sarà erogato fino a esaurimento delle disponibilità.

 

L’iniziativa si inserisce all’interno di un programma più ampio promosso dalle Misericordie d’Italia, volto a garantire assistenza sanitaria gratuita a fasce di popolazione vulnerabili. Tra i servizi disponibili nella giornata dell’8 marzo, oltre alle visite dermatologiche, saranno offerti screening audiologici, visite cardiologiche, consulenze psicologiche, misurazioni della pressione arteriosa, saturimetria ed esami per il monitoraggio del diabete.
Saranno inoltre presenti ambulatori mobili attrezzati per fornire un supporto sanitario adeguato e un servizio di orientamento per chi necessita di ulteriori approfondimenti diagnostici o terapeutici.

 

La prevenzione dermatologica rappresenta un aspetto fondamentale nella tutela della salute pubblica. Il melanoma, in particolare, è una patologia in costante aumento e la diagnosi precoce è determinante per il successo terapeutico. La dermatoscopia permette di identificare con maggiore precisione eventuali lesioni sospette, consentendo un tempestivo intervento medico. La collaborazione tra IDI e Misericordie d’Italia risponde alla necessità di promuovere una cultura della prevenzione, sensibilizzando i cittadini sull’importanza dei controlli dermatologici periodici.

L’IDI, in qualità di istituto di ricerca e cura a carattere scientifico, conferma il proprio impegno nella promozione della salute pubblica, offrendo competenze specialistiche in dermatologia e ponendosi al servizio della comunità attraverso iniziative di prevenzione accessibili a tutti. La partecipazione all’evento del Giubileo del Volontariato rafforza ulteriormente la missione dell’Istituto nel garantire diagnosi tempestive e percorsi di cura efficaci.

2025-03-01T15:19:10
Helicobacter pylori: il nemico silenzioso dello stomaco
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L’Helicobacter pylori è un batterio ampiamente diffuso in tutto il mondo ed in tutte le fasce di età; è responsabile dell’infezione cronica più comune nell’uomo e sulla base di studi di genetica si ritiene che gli esseri umani ne siano stati infettati già da quando sono migrati per la prima volta dall’Africa circa 58.000 anni fa. Tuttavia solo nel 1982 – grazie alla intuizione di due medici australiani (Robin Warren e Barry Marshall), insigniti per questo del premio Nobel nel 2005 – sono state attribuite a questo batterio alcune patologie molto diffuse e, talvolta, anche gravi dello stomaco.

 

Per comprendere il ventaglio delle patologie più o meno gravi di cui può essere responsabile l’Helicobacter pylori bisogna ricordare che è una delle cause più frequenti di infiammazione della mucosa gastrica (gastrite) e di lesioni della mucosa duodenale o gastrica, talvolta superficiali (erosioni), talvolta più profonde (ulcere).

 

Queste lesioni possono essere responsabili di emorragie anche gravi. Inoltre, alcune forme di gastrite cronica che interessano la parte alta dello stomaco (il corpo-fondo) comportano la riduzione delle cellule che producono l’acido cloridrico e la loro sostituzione con cellule intestinali. Questa condizione (gastrite cronica atrofica con metaplasia intestinale) che riduce la secrezione di acido, oltre a essere responsabile di alcune anemie da mancato assorbimento del ferro (l’acido cloridrico è necessario per assorbire il ferro), possono talvolta degenerare e provocare l’insorgenza del cancro gastrico.

 

Comprendere l’Helicobacter pylori per proteggere il benessere digestivo

Caratteristiche, trasmissione e diagnosi

L’Helicobacter pylori è un batterio capace di adattarsi all’ambiente estremamente acido dello stomaco, soprattutto grazie alla produzione di enzimi specifici, tra cui l’ureasi, che permettono di neutralizzare l’acidità gastrica, garantendo condizioni favorevoli alla sopravvivenza e alla proliferazione.
Nelle aree geografiche con risorse limitate e condizioni di vita più disagiate l’infezione è più comune in età infantile, mentre nei paesi con risorse abbondanti lo si rileva più comunemente in età adulta, benché si ritenga che la maggior parte delle contaminazioni avvenga comunque durante l’infanzia, anche nei paesi ricchi di risorse.

 

Helicobacter pylori: il nemico silenzioso dello stomaco

 

 

La via attraverso cui avviene l’infezione rimane sconosciuta, ma la trasmissione da persona a persona attraverso l’esposizione fecale/orale o orale/orale sembra più probabile; quindi attraverso la saliva, l’acqua e gli alimenti contaminati, il che spiegherebbe la diffusione particolarmente elevata in contesti con scarse condizioni igienico-sanitarie. Gli esseri umani sembrano essere il principale serbatoio di infezione. Gli individui infetti hanno maggiori probabilità di avere coniugi e figli infetti, rispetto agli individui non infetti, il che supporta ulteriormente la trasmissione tra persone che condividono lo stesso ambiente di vita.

I test per accertare l’infezione da Helicobacter pylori possono essere non invasivi, come il test sul respiro (Urea Breath Test) o la ricerca dell’antigene fecale o, più invasive, come analisi istologica dei prelievi bioptici in corso di esami endoscopici.

L’utilizzo di questi differenti test varia nei diversi contesti clinici in cui lo si ricerca. Ad esempio se il paziente ha dei sintomi per i quali deve fare una endoscopia si eseguiranno prelievi istologici, ma se bisogna verificare la guarigione dell’infezione dopo un trattamento si ricorre all’Urea Breath Test o alla ricerca dell’antigene nelle feci.

 

 

In quali casi è opportuno ricercare l’Helicobacter pylori?

Oltre ai casi in cui il paziente lamenta sintomi correlabili all’ infezione, vi sono alcune situazioni in cui, pur in assenza di sintomi, è indicata la ricerca con test non invasivi; ad esempio prima di iniziare un trattamento con farmaci gastrolesivi, quali gli antinfiammatori, per il rischio che, in associazione ad una eventuale infezione da H. Pylori, si moltiplichi il rischio gastrolesivo e potenzialmente emorragico degli antinfiammatori.

 

 

Strategie terapeutiche e prospettive di prevenzione

L’eradicazione dell’H. pylori rappresenta un obiettivo cruciale per la cura delle patologie correlate. In generale raccomandato il trattamento eradicante in tutti i casi in cui per qualsiasi motivo venga ricercato e risulti presente, salvo controindicazioni (ad esempio nelle pazienti in gravidanza, o nei soggetti con allergie ai farmaci da prescrivere).
Il trattamento standard prevede l’assunzione per 10-14 giorni, di un’associazione di antibiotici, a cui si aggiungono, per aumentarne l’efficacia, farmaci che riducono la secrezione acida (inibitori della pompa protonica) e prodotti a base di bismuto. Questi trattamenti sono molto efficaci, assicurando l’eradicazione del battere nel 85-90% dei casi. La reinfezione è considerata rara.

La durata relativamente lunga del trattamento, il discreto numero di compresse da assumere e alcuni frequenti, ma non gravi, effetti collaterali (diarrea, nausea, sapore metallico) portano talvolta il paziente ad interrompere il ciclo di terapia, cosa che può portare ad una antibiotico-resistenza, che renderà più difficile l’eradicazione. Per questo si raccomanda al medico di spiegare bene al paziente, prima di iniziare la terapia, la possibile insorgenza di questi effetti collaterali e l’importanza di non interrompere il trattamento.

In genere non è raccomandata la ricerca dell’H.Pylori nei conviventi del paziente, a meno che non presentino sintomi correlabili ad una eventuale infezione.

Naturalmente la prevenzione dell’infezione passa attraverso il miglioramento delle condizioni igieniche, il consumo di acqua sicura e il rispetto di buone pratiche alimentari. La sensibilizzazione della popolazione sull’importanza della diagnosi precoce può contribuire a ridurre l’incidenza delle complicanze più gravi legate a questo batterio.

 

Presso il Laboratorio Analisi dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata è possibile effettuare il Breath Test: Scopri di più.

2025-02-27T15:12:29
Comprendere la Dermatite Seborroica
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La dermatite seborroica è una comune malattia infiammatoria della pelle che colpisce principalmente i giovani adulti, ma può presentarsi anche in bambini e anziani. La patologia si manifesta con chiazze eritematose e squame giallastre e untuose, localizzate in aree ricche di ghiandole sebacee, come il cuoio capelluto, il viso e il tronco. Sebbene non sia una malattia pericolosa, può causare disagio e impattare significativamente sulla qualità della vita.

La prevalenza mondiale della forma moderata-severa è di circa il 5%; nella sua variante non infiammatoria, la classica “forfora”, è circa il 50%. La dermatite seborroica colpisce maggiormente gli uomini, senza distinzione di gruppi etnici o regioni geografiche. La prevalenza ha un picco nei primi 3 mesi di vita fino all’adolescenza e dopo la quarta decade di vita. 

 

Cause della Dermatite Seborroica

Le cause non sono del tutto note e probabilmente sono coinvolti diversi fattori  

  1. Fattori genetici.  Una familiarità si riscontra in una percentuale significativa di pazienti 
  2. Fattori ormonali: L’aumento della produzione di sebo è spesso legato a cambiamenti ormonali, che possono verificarsi durante la pubertà o in altre fasi della vita. Nei bambini, la comune insorgenza nel primo trimestre di vita suggerisce il ruolo dell’eccessiva attività delle ghiandole sebacee da parte degli ormoni materni.
  3. Alterazioni del microbiota cutaneo e colonizzazione da malassezia: Il fungo Malassezia gioca un ruolo importante. Sebbene sia un componente normalmente presente nella flora cutanea, in alcuni casi può determinare infiammazione. La sua colonizzazione viene favorita da alterazioni del microbiota cutaneo.
  4. Fattori ambientali: Condizioni come bassa temperatura e umidità possono esacerbare i sintomi.
  5. Condizioni mediche: La dermatite seborroica è più comune in persone con determinate condizioni, come l’HIV, in cui può essere un segno di immunodeficienza, e in pazienti con malattia di Parkinson.

 

Donna con dermatite seborroica ai capelli

 

 

Clinica

I lattanti sono generalmente colpiti in modo significativo dalla dermatite seborroica, che spesso si presenta come squame untuose e compatte sulla corona e sulle regioni frontali del cuoio capelluto, che possono causare una notevole preoccupazione da parte dei genitori (“cresta lattea”). Tuttavia, frequentemente si risolve spontaneamente entro il primo anno di vita.

Negli adolescenti e negli adulti i sintomi della dermatite seborroica possono variare, ed includono:

  • Cuoio capelluto: la forma più lieve e comune del cuoio capelluto è la “forfora”, nota anche come pitiriasi secca, in cui il cuoio capelluto presenta una desquamazione lieve, bianca e diffusa senza eritema sottostante. La forfora può essere asintomatica o accompagnata da un leggero prurito. Le forme più gravi del cuoio capelluto si presentano con un’infiammazione visibile, con placche di colore arancione-salmone o grigiastro, ricoperte da squame giallastre e untuose (pitiriasi steatoide), per lo più sulle aree temporo-parietali o con concrezioni di squame attorno ai fusti dei capelli (pitiriasi amiantacea). Le lesioni possono estendersi alle aree retro-auricolari e all’orecchio esterno. 
  • Viso: Le chiazze eritemato-desquamative prediligono la fronte, al di sotto dell’attaccatura dei capelli, le sopracciglia e la glabella e le pieghe naso-labiali, fino a coinvolgere le guance e e aree malari. Le lesioni possono apparire rosa o rosse o grigio cenere. L’area dei baffi e della barba è spesso coinvolta nei pazienti con peli sul viso. 
  • Tronco: Possono essere coinvolte zone sternali e interscapolari, ascelle e inguine, e altra zone del tronco con chiazze o placche eritemato-desquamanti.
  • Occhi: La blefarite con arrossamento del margine libero delle palpebre e croste gialle tra le ciglia può essere l’unica manifestazione della dermatite seborroica o accompagnare la sua distribuzione più classica.

 

Diagnosi

La diagnosi di dermatite seborroica si basa sull’osservazione clinica e dermatoscopica delle lesioni cutanee. Non sono spesso necessarie indagini aggiuntive. Tuttavia, il dermatologo può voler escludere altre condizioni cutanee che entrano in diagnosi differenziale, come eczema o psoriasi.

 

Terapia 

Il trattamento è mirato a modulare la produzione di sebo, ridurre la colonizzazione cutanea da parte di Malassezia spp. e controllare l’infiammazione. Le opzioni terapeutiche includono

  1. Antimicotici topici: prodotti come il ketoconazolo, miconazolo e ciclopiroxolamina possono aiutare a ridurre la crescita di Malassezia e svolgono un ruolo anti infiammatorio
  2. Corticosteroidi e immunomodulanti topici: Possono essere utilizzati per alleviare l’infiammazione.
  3. Shampoo medicati: per la dermatite del cuoio capelluto, con antimicotici e/o agenti cheratolitici e umettanti.
  4. Terapie sistemiche: nei casi gravi e/o resistenti, può essere preso in considerazione l’uso di farmaci antimicotici sistemici (terbinafina, itraconazolo), nonché fototerapia UVB
  5. Approccio cosmetico: oltre ai trattamenti farmacologici, un approccio cosmetico appropriato, se correttamente prescritto, può migliorare i risultati terapeutici.

 

 

Consigli per il paziente con dermatite seborroica

  • Detergere regolarmente la cute. Utilizzare acqua tiepida, non bollente, e un sapone delicato o il detergente prescritto. Risciacquare accuratamente, asciugare e applicare una crema idratante lenitiva e/o la crema medicata prescritta dal dermatologo.
  • Non utilizzare prodotti per lo styling dei capelli. Gli spray per capelli, gel e altri prodotti per lo styling possono peggiorare la dermatite seborroica e/o fungere da trigger.
  • Lavare regolarmente anche barba e baffi con saponi delicati o prescritti dal dermatologo.
  • Pulire delicatamente le palpebre con un dischetto di cotone e del sapone neutro delicato.
  • Detergere il cuoio capelluto del bambino con uno shampoo delicato per bambini una volta al giorno. Rimuovere delicatamente le squame con un panno o una spazzola a setole morbide prima di risciacquare lo shampoo.

 

 

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2025-02-26T12:56:51
Bisogni e sfide per i pazienti rari: convegno all’IDI-IRCCS
POST ERN SKIN scaled - Villa Paola

Il prossimo 3 marzo all’IDI-IRCCS si terrà il Convegno Scientifico dal titolo “Bisogni e sfide per i pazienti Rari”.  Un convegno dedicato alle malattie dermatologiche rare che evidenzierà i nuovi traguardi della ricerca e il coinvolgimento attivo delle Associazioni dei Pazienti. Durante l’incontro saranno presentati gli obiettivi e i risultati che l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata si pone di raggiungere nel corso dell’anno.

Sono classificate rare le malattie che colpiscono 5 persone su 10.000 abitanti. Le malattie rare sono oltre 8.000 e di cui ben 3000 sono dermatologiche.

Fra queste ultime ricordiamo le ittiosi, le epidermolisi bollose ereditarie, la neurofibromatosi, le Malattie Bollose Autoimmuni (pemfigo e pemfigoidi), le Malattie autoimmuni del connettivo (LES, Sclerodermia, dermatomiosite), alcune reazioni gravi da farmaco (s. di Lyell, DRESS, AGEP) e  le Malattie Autoinfiammatorie. 

 

 

Bisogni e sfide per i pazienti rari: convegno all'IDI-IRCCS

 

 

Lo studio e la cura dei pazienti affetti da malattie dermatologiche rare sono da sempre una priorita’ dell’Istituto ospedaliero romano, che “dal 2017, ricorda la Dott.ssa Anna Rita PanebiancoDirettore Sanitario IDI IRCCS – fa parte della rete ERN-Skin; (European Reference Network-Skin) una rete che va oltre il nostro Paese e che coinvolge ben 56 Istituzioni sanitarie europee, ospedali e policlinici universitari, specializzate in malattie rare.”

 

“Questo momento di confronto scientifico ha ricordato il Dott Giovanni Di Zenzo, Responsabile Scientifico del Convegno insieme al Prof Biagio Didona e alla Dott.ssa Giulia Pascolini, ha lo scopo di portare a conoscenza , di tutte le persone a vario titolo interessate, l’attività di ricerca e cura svolta dall’IDI IRCCS  ed ascoltare la voce diretta delle associazioni dei pazienti  per capire i loro bisogni e migliorare l’attività di assistenza.”

 

“L’alleanza – sottolinea il Prof. Biagio Didona – tra Istituzioni, medici, ricercatori, associazioni e pazienti  è un passaggio fondamentale per risolvere quelle criticità  ancora in essere  che non consentono di affrontare adeguatamente i bisogni dei pazienti . E’ fondamentale avere un colloquio costante, oserei dire quotidiano, con le Associazioni che li rappresentano anche per sensibilizzare sempre di più l’opinione pubblica.  Anche per questo, ha concluso Didona, IDI ha ritenuto opportuno istituire un tavolo permanente di ascolto con le associazioni dei pazienti: il Tavolo Associazione Pazienti IDI.”

2025-02-14T14:10:53
Perché controllare la pelle dopo una vacanza in montagna è essenziale
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La cura della pelle è fondamentale in ogni stagione, non solo dopo l’estate ma anche per coloro che hanno trascorso del tempo in montagna. È un luogo comune pensare che la pelle sia maggiormente esposta ai danni solari solo durante l’estate, ma anche l’esposizione al sole in alta quota comporta rischi significativi. L’intensità delle radiazioni UV aumenta con l’altitudine, e la neve riflette una quantità considerevole di raggi solari, amplificando l’esposizione. Pertanto, anche nel periodo invernale e in particolare in seguito ad esposizione in montagna, è essenziale adottare misure preventive specifiche e sottoporsi a controlli dermatologici regolari.


Rischi legati all’esposizione solare in montagna

L’esposizione al sole nel periodo invernale potrebbe essere anche più dannosa rispetto al periodo estivo, se consideriamo che in montagna l’intensità dei raggi UV aumenta di circa il 10% per ogni 1000 metri di altezza. I raggi UV sono responsabili dei danni sia diretti che indiretti a livello del DNA delle cellule della pelle e possono favorire lo sviluppo dei tumori cutanei, incluso il melanoma e i carcinomi cutanei.

Questi ultimi rappresentano i tumori più frequenti in assoluto e, nella maggior parte dei casi, nonostante siano maligni, ove tempestivamente curati non comportano seri problemi per la nostra salute. Inoltre, i raggi UV sono responsabili del foto-invecchiamento cutaneo precoce perché scatenano l’azione dei radicali liberi che ossidano le cellule della pelle con conseguente danno e formazione di rughe e macchie scure. La maggiore intensità dei raggi UV ad alta quota può favorire scottature della pelle di vario grado, anche severe.

In caso di comparsa di neoformazioni della pelle sospette, soprattutto se comparse dopo l’esposizione, è importante effettuare la visita dermatologica.

Importanza della cura della pelle dopo l’inverno

Dopo l’inverno, la pelle può presentare segni di stress dovuti alle condizioni climatiche rigide e all’esposizione al sole in montagna. Le basse temperature e il vento freddo possono compromettere la barriera cutanea, rendendo la pelle più vulnerabile ai danni causati dai raggi UV che risultano essere di intensità superiore. È quindi essenziale adottare alcune buone norme per la nostra pelle come l’idratazione e l’utilizzo di creme solari ad elevato Fattore di protezione solare (SPF) per prevenire danni cutanei a breve e lungo termine.

 

 

Perché controllare la pelle dopo una vacanza in montagna è essenziale

 

Visite dermatologiche

Le visite dermatologiche regolari sono fondamentali per la prevenzione e l’identificazione precoce di problemi della pelle. La visita dermatologica permette anche di individuare eventuali lesioni precancerose o tumori cutanei in fase iniziale, aumentando notevolmente le possibilità di guarigione completa. Durante la visita, il dermatologo esamina attentamente la pelle, valutando eventuali segni di invecchiamento precoce, nevi sospetti, tumori cutanei o altre anomalie.


Consigli per la protezione della pelle

Per proteggere efficacemente la pelle dall’esposizione solare in montagna, è essenziale adottare misure preventive adeguate.

Uso di creme solari ad alta protezione: è fondamentale utilizzare creme solari con un SPF pari o superiore a 50 per proteggere la pelle dai raggi UVA e UVB. La crema solare deve essere applicata generosamente su tutte le aree esposte e applicata ogni due ore, o più frequentemente nel caso le condizioni climatiche la portassero via.
Abbigliamento adeguato: indossare abbigliamento protettivo e occhiali da sole con protezione UV può ridurre significativamente l’esposizione ai raggi solari. È consigliabile scegliere tessuti a trama fitta e colori scuri, che offrono una maggiore schermatura dal sole.


Scopri i nostri ambulatori specialistici per prenotare una visita di controllo.

 

2025-02-12T12:41:17
L’IDI-IRCCS riconfermato dalla ESMO tra i migliori centri Oncologici d’Italia
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L’Istituto Dermopatico dell’Immacolata IDI-IRCCS ha ottenuto nuovamente il riconoscimento dalla Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) come “ESMO Designated Centre of Integrated Oncology and Palliative Care” per il triennio 2024-2026. Questo riconoscimento, che l’IDI aveva già ottenuto nel 2006 tra i primi Centri in Italia, attesta l’eccellenza dell’Istituto nella presa in carico integrata dei pazienti oncologici e nelle cure palliative.

L’accreditamento ESMO è un’importante attestazione della qualità dei servizi offerti dall’Istituto Dermopatico dell’Immacolata. Attualmente, solo 43 Centri in Italia possono vantare questo riconoscimento, che viene verificato triennalmente da una commissione apposita. Questo processo rigoroso garantisce che i Centri accreditati mantengano standard elevati nella cura dei pazienti oncologici, integrando trattamenti oncologici avanzati con cure palliative di alta qualità.


L’importanza dell’accreditamento ESMO

L’accreditamento ESMO non solo attesta l’eccellenza clinica e la capacità di fornire cure integrate, ma anche l’impegno continuo nella formazione e nell’aggiornamento professionale del personale medico e sanitario. Questo riconoscimento è particolarmente rilevante in un contesto in cui la qualità delle cure oncologiche è cruciale per migliorare la prognosi e la qualità della vita dei pazienti.

L’IDI-IRCCS, con questo accreditamento, dimostra di essere all’avanguardia nella gestione integrata dei pazienti oncologici, offrendo un approccio multidisciplinare che combina trattamenti oncologici efficaci con un supporto palliativo completo. Questo approccio è fondamentale per affrontare non solo gli aspetti fisici della malattia, ma anche quelli psicologici, e sociali, garantendo una presa in carico globale del paziente.

 


Il ruolo dell’IDI nella rete dei Centri ESMO

Essere parte della rete dei Centri Designati ESMO significa anche poter collaborare con altre istituzioni di eccellenza a livello internazionale. Questa rete offre opportunità di scambio di conoscenze, partecipazione a studi clinici multicentrici e accesso a risorse e strumenti avanzati per la cura dei pazienti. Inoltre, l’accreditamento ESMO facilita la partecipazione dell’IDI a programmi di formazione e aggiornamento continuo, garantendo che il personale medico e sanitario sia sempre aggiornato sulle ultime innovazioni e best practices in oncologia e cure palliative.

“L’accreditamento ESMO per il triennio 2024-2026 – sottolinea la dott.ssa Annarita Panebianco, Direttore Sanitario dell’IDI -IRCCS rappresenta un importante traguardo per l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata. Questo riconoscimento attesta l’eccellenza dell’IDI nella cura integrata dei pazienti oncologici e nelle cure palliative, confermando il suo ruolo di leader nel panorama oncologico italiano. L’IDI continuerà a impegnarsi per mantenere e migliorare gli standard di qualità, offrendo ai pazienti le migliori cure possibili e contribuendo al progresso della medicina oncologica”.